Giornata di formazione sulla sicurezza, molte indicazioni per il confronto col prossimo Governo

0
15

Con grande partecipazione dei rappresentanti sindacali e forte interesse si è svolta il 28 maggio scorso una giornata di formazione sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, organizzata dalla CSU. Si tratta di un tema sul quale va mantenuta alta l’attenzione, sia da parte degli attori che ne hanno un ruolo di responsabilità, sia da parte di tutti i lavoratori. Lo scopo è stato proprio quello di sottolineare i tratti salienti della normativa vigente e suggerire gli eventuali miglioramenti, anche prendendo spunto da quanto avvenuto in altri contesti.

Dopo la presentazione dei Segretari CSdL e CDLS, nella mattinata è intervenuto il Prof. Luciano Angelini, docente all’Università di Urbino, per un approfondimento ed una comparazione delle normative in materia sammarinese e italiana.

Tra i punti emersi, la necessità di istituzionalizzare la figura dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriali (RLST), già presente in Italia. Poiché la struttura dell’economia sammarinese è fatta di piccole e medie imprese, gli RLS aziendali sono presenti solo in pochissimi casi rispetto al totale delle imprese.

A questa carenza si dovrebbe sopperire grazie agli RLS Territoriali, che necessitano di una formazione molto ampia, dovendo svolgere il proprio ruolo nelle aziende di vari settori. Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza ha un ruolo chiave nel garantire l’applicazione delle norme in materia, in quanto accede al documento di valutazione dei rischi, rispetto al quale può proporre eventuali modifiche al datore di lavoro ed ai Responsabili di nomina aziendale, oltre che eventuali interventi necessari per assicurare le massime condizioni di sicurezza nei processi lavorativi.

Premesso che le responsabilità del datore di lavoro non sono derogabili, un altro ruolo importante è quello del preposto, ovvero la figura incaricata dall’azienda di assicurare il rispetto delle norme di sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro. Spesso alcuni lavoratori svolgono di fatto questa funzione, sulla base del ruolo di responsabilità ricoperto, senza che ne siano stati investiti in modo formale e quindi senza che ne abbiano consapevolezza. Occorre rivedere le norme affinché ne vengano indicati i requisiti e le procedure per la nomina, anche perché sono figure che possono essere chiamate a rispondere in sede civile e penale in caso di infortuni.

Nel pomeriggio è intervenuto il Dott. Claudio Muccioli, Direttore dell’Authority Sanitaria, che ha illustrato le caratteristiche affinché un incidente sul lavoro o in itinere sia riconosciuto come tale, e non come malattia comune, sottolineando il fatto che il datore di lavoro ha l’obbligo di denunciare come sia avvenuto l’infortunio entro i due giorni successivi.

Ha quindi riportato i dati sugli infortuni e le malattie professionali, rilevando una significativa incidenza delle malattie muscolo-scheletriche, che interessano in prevalenza gli arti superiori e la schiena, derivate da processi lavorativi ripetitivi e con posture non corrette, che spesso producono danni permanenti. È stato posto in rilievo il fatto che l’indennizzo previdenziale deve essere richiesto entro un determinato periodo dall’infortunio o dal termine delle mansioni che hanno dato luogo alla malattia professionale.

Gli indennizzi costituiscono una spesa rilevante per l’ISS. Il Dott. Muccioli ha evidenziato il fatto che la prevenzione e la formazione sono fondamentali per tutelare la salute dei lavoratori e che i relativi costi non vanno considerati tali, bensì un investimento per le imprese e per la collettività. In tal senso, anche la struttura pubblica deputata ai controlli sui luoghi di lavoro deve essere potenziata.

La terza parte della giornata è stata dedicata agli aspetti giuridici, relativi alla tutela dei lavoratori che abbiano subìto un infortunio o abbiano contratto una malattia professionale. L’Avv. Gianna Burgagni ha evidenziato in primo luogo che, a seguito di un infortunio sul lavoro con prognosi superiore ai 30 giorni, si dovrebbe attivare d’ufficio il procedimento penale per l’accertamento delle responsabilità, cui conseguono le relative sanzioni penali ed amministrative.

In realtà, anche in presenza di infortuni gravi, in moltissimi casi vengono indicate dal Pronto Soccorso prognosi inferiori ai 30 giorni, per poi essere prolungate successivamente. In tali circostanze, il calcolo dei 30 giorni non tiene conto dei certificati medici successivi per cui l’apertura del procedimento penale è possibile solo su querela del lavoratore infortunato – da depositarsi entro sei mesi dall’infortunio – con tutte le difficoltà del caso per chi vuole mantenere il proprio posto di lavoro. Si tratta di una evidente applicazione distorta della norma che determina nel concreto l’accertamento da parte del giudice penale per un numero inferiore di violazioni penali gravi rispetto alla realtà.

Il procedimento penale è molto importante, perché l’entità del risarcimento al lavoratore, oltre che della rivalsa dell’ISS per i costi sanitari e previdenziali sostenuti, è direttamente proporzionale alle responsabilità attribuite al datore di lavoro che possono essere subito evidenziate nell’istruttoria penale, più veloce e temporalmente più immediata rispetto a quella civile che è totalmente ad iniziativa del lavoratore. Inoltre, ha la finalità di non perpetuare un senso di impunità che può disincentivare le aziende dal mettere in atto tutte le migliori prassi organizzative e dal dotarsi degli strumenti tecnologici necessari ad assicurare la massima sicurezza degli ambienti di lavoro.

Le indicazioni emerse sono molto importanti per definire le richieste che la CSU è impegnata a sottoporre al nuovo Governo per aggiornare e completare le normative sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

CSU