Report del Fondo Monetario Internazionale: le valutazioni della CSdL

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“Il Fondo Monetario Internazionale è un organismo che si è distinto per ‘ricette’ spesso discutibili, si veda il caso della Grecia; ciò non toglie che le sue valutazioni godano di ampia considerazione nel panorama internazionale. Basti pensare che il PIL sammarinese non ce lo calcoliamo da soli, ma è lo stesso FMI a farlo attraverso i dati che gli vengono trasmessi.” È la premessa con cui il Segretario CSdL Enzo Merlini si è soffermato sulla relazione preliminare del FMI (quella completa e definitiva verrà resa pubblica verso la fine dell’anno), che anche le Organizzazioni sindacali hanno incontrato in occasione della recente missione nel nostro Paese.

“La relazione contiene passaggi significativi e alcuni elementi di differenza rispetto al passato. Si afferma che il debito pubblico è calato in rapporto al PIL, il quale è aumentato in modo significativo nel 2021 e nel 2022. Mi pare che l’incidenza del debito si sia ridotta solo in apparenza: il dato relativo al PIL dello scorso anno è ancora solo stimato, mentre siamo certi che nel 2023 la spesa per interessi è stata la più alta in assoluto, pari a 42 milioni.

Il FMI ritiene il rapporto debito/PIL debba scendere ulteriormente, al di sotto del 60%. Non vengono indicati ulteriori dettagli, ovvero se basti il 59,9% o sarebbe meglio spingersi più in basso. Al contempo, ancora in maniera non molto chiara, si afferma che il necessario ‘sforzo fiscale aggiuntivo’ (così viene definito), dovrebbe essere moderato, comunque pari all’1% del PIL nei prossimi 3 anni.

L’ultimo dato disponibile del nostro PIL è del 2022: è pari a 1.739 milioni. Quindi, l’1% corrisponde a oltre 17 milioni; un conto è se questa somma fosse ripartita in tre anni, un altro è arrivarci in un colpo solo. In proposito, il Segretario di Stato per le Finanze ha recentemente annunciato che si prefigge di riformare le imposte dirette (IGR), con l’obiettivo di aumentare il gettito di circa 20 milioni a partire dal 2026.

Chiaramente, il FMI non dice dove intervenire. Afferma semplicemente, in analogia al Segretario Marco Gatti, che bisogna aumentare la base imponibile, e non le aliquote. In altre parole, c’è da aspettarsi l’intenzione di aumentare le tasse a chi le ha sempre pagate, visto che non si fa cenno alla necessità di scovare chi elude il fisco.

In proposito, nell’incontro svolto con le Organizzazioni sindacali, i rappresentanti del FMI ci hanno chiesto di inviare loro lo studio realizzato dalla CSdL sugli effetti della riforma fiscale entrata in vigore dal 2014. Quando abbiamo riferito che il 50% delle società continuano a non pagare le tasse, in quanto dichiarano redditi insignificanti o nulli, e che circa il 70% delle imprese individuali dichiara meno di 30.000 euro annui, sembravano meravigliati. Ricorreremo anche alla mobilitazione, se sarà necessario, perché non succeda che siano sempre i soliti ad essere caricati di maggiori tasse.

Abbiamo anche riferito che la CSdL è a favore di una imposta sui patrimoni plurimilionari, anche al fine di recuperare almeno in parte ciò che è stato sottratto al fisco per decenni. Qualcuno ci definisce i comunisti del terzo millennio, ma siamo in buona compagnia. Negli ultimi anni, lo stesso FMI ha sostenuto che, in generale, gli Stati dovrebbero tassare maggiormente le grandi ricchezze, con ricette piuttosto articolate. Eppure, ci pare che nessuno consideri il FMI quale portavoce del proletariato!!!

Nella relazione si invoca ancora una volta l’introduzione dell’Iva, ma il Segretario di Stato per le Finanze ha affermato che non se parlerà prima della prossima legislatura; dopo almeno un decennio di annunci, è evidente che non si vuol fare questa riforma, con buona pace delle imprese manifatturiere che hanno effettivamente necessità di un sistema di imposte indirette equivalente a quelle esistenti negli altri Paesi. Si tratta del settore trainante dell’economia, che esporta la quasi totalità dei propri prodotti.”

CSdL