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Bilancio di previsione: in Aula prosegue il confronto tra maggioranza e opposizione | Tribuna Politica Web.sm
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Bilancio di previsione: in Aula prosegue il confronto tra maggioranza e opposizione

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Nella seduta odierna si conclude il dibattito consiliare sul Bilancio previsionale 2021 presentato in prima lettura dal Segretario di Stato per le Finanze, Marco Gatti.
Negli interventi, emerge a livello bipartisan la necessità di intervenire tra la prima e la seconda lettura per integrare e migliorare il testo del provvedimento e diversi consiglieri di maggioranza aprono al confronto con l’opposizione, le forze economiche e sociali del Paese. Da parte dell’opposizione, Libera ricorda la mano tesa a inizio legislatura per un governo di unità nazionale, per poter fare riforme e scelte difficili, mano rifiutata dall’attuale governo.
“Ora non si può pensare di sotterrare l’ascia di guerra- ammonisce Vladimiro Selva- una volta che avete sotterrato pricipi come la separazione dei poteri, l’indipendenza della giustizia dalla politica e poi sentirci dire ancora oggi che non siamo capaci di leggere il bilancio perché è preparatorio”. Matteo Ciacci accusa il governo di eccessiva ‘leggerezza’: “Le difficoltà attuali non si possono affrontare con soluzioni normali, né con governi politici- incalza- né con la leggerezza con cui state portando avanti le politiche finanziarie di governo e maggioranza”. Nicola Renzi, Rf, punta il dito contro le “consulenze milionarie” a Rothschild e JP Morgan date dal governo, su cui “non sappiamo con quale mandato, a chi, e per fare che cosa, a che condizioni”. Al contrario, il consigliere invita fermarsi: “Mettiamo fine alla caccia alla streghe e a teatrini della politica e troviamo soluzioni veramente- conclude- in quella direzione remiamo insieme, altrimenti il futuro è cupo”. Gian Matteo Zeppa, Rete, rigetta le accuse di leggerezza e riconosce al contrario la gravità della situazione: “La questione in ballo è salvare lo Stato”. E sul bilancio in particolare spiega:“Ci sono alcuni interventi nel pdl assolutamente condivisibili, è vero che bisogna fare accorgimenti- prosegue- e altrettanto vero che non è soddisfacente proprio perché siamo continuamente nella situazione in cui non sappiamo bene cosa possa capitare domani”, alla luce delle difficoltà legate alla pandemia. Alessandro Mancini, Npr chiarisce che il governo “tra prima e seconda lettura vuole aprire un confronto serio con opposizione, forze sociali ed economiche per trovare quelle famose linee di indirizzo per dare una ripresa al Paese”. Per Giulianelli, Pdcs, il testo presentato è “un bilancio preparatorio perché getta le basi a quelle che sono delle necessarie riforme che il nostro Stato dovrà avviare nel corso del 2021, riforme che non potevano trovare formalizzazione al’interno del bilancio di previsione finanziaria”.
Anche da parte del governo, Fabio Righi, Sds all’Industria, ammette che sull’attuale Bilancio non può esprimere“completa soddisfazione”, ma la sua, ammette è un’autocritica: “E’ un bilancio molto minimale, molto tecnico, che deve tenere conto della situazione del Paese”. Anche per questo, “dovremo cercare un clima di collaborazione e non di puntare il dito, per muoversi all’unisono, politica e settori economici”. Lo stesso Sds Gatti riconosce che il bilancio “ha necessità di un forte lavoro di miglioramento, così come vi sono scelte che devono essere prese e perché siano le migliori hanno necessità di essere il più ampiamente condivise”. Ma il suo è un richiamo al fair play da parte dell’opposizione: “Dite che in questo bilancio non c’è nulla, eppure c’è un intervento sul 5 ter di oltre 20 mln di euro, ma per voi non c’è niente- manda a dire- il confronto va bene, però bisogna iniziare ad approfondire quello di cui andremo a parlare, perché se il confronto è solo ‘raccontateci che state facendo così troviamo il modo di sminuirlo’ non credo sia utile al paese”.
Concluso il dibattito, l’Aula passa ad affrontare i commi rimasti, tra cui la ratifica dei decreti, su cui si apre il dibatitto in cui l’opposizione esprime tutta la sua contrarietà alla “pratica” dell’abrogazione dei ‘decreti covid’ e della loro sostituzione, senza che questi siano stati discussi in Consiglio grande e generale. Rossano Fabbri, Indipendente, punta il dito contro quella che definisce una “grave violazione alle regole”. Per Giuseppe Maria Morganti, Libera, il governo “legifera senza nessuna autorizzazione del Consiglio grande e generale ed è gravissimo”. Sara Conti, Rf, sottolinea come attraverso questo modo di procedere “il Consiglio venga esautorato dal suo ruolo istituzionale”. Tre Segretari intervengono per chiarire sulla correttezza istituzionale: Elena Tonnini, Sds Affari interni, spiega che “i decreti ‘covid’, essendo decreti legge, devono essere dentro all’ordine del giorno dei lavori consiliari”. Ma non è possibile portare in discussione decreti già abrogati: altrimenti si creeerebbe un “cortocircuito legislativo”. Nessuna irregolarità per il Sds Fabio Righi: “Se il governo fa una serie di provvedimenti che nel tempo si superano, vige la regola generale della consecuzione nel tempo delle leggi, la legge ultima deroga o abroga la precedente”. E questo “non toglie il potere legislativo al Consiglio, sull’ultimo provvedimento in vigore è quello di cui ha senso discutere”. Infine, Luca Beccari, Sds Affari esteri, sottolinea come al centro della discussione siano “decreti legge adottati in una circostanza di assoluta necessità e urgenza dettata dall’emergenza sanitaria che evolve continuamente”. Di qui il problema di “riuscire a dare normative il più possibile leggibili e integrate”.
Conclusa la ‘parentesi’, l’Aula passa a ratificare i decreti all’ordine del giorno:il n.153 “Adeguamento della legislazione nazionale alle convenzioni e agli standard internazionali in materia di trattamenti di dati personali e di prevenzione”, il n.187 e 193, relativi a “Disposizioni per il contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19” e il 205 “Ulteriori interventi a supporto dell’emergenza economica causata da COVID-19”.

(Fonte: Agenzia Dire)

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